OPERE
» UNA STORIA (CONTRO)
» GALLERIA 4
Quindici anni fa nasceva la Fondazione Piaggio in un progetto pensato per
valorizzare e ricostruire la memoria storica dell'azienda, accanto alla
scelta di costruire un ente di promozione culturale, pariteticamente
partecipato da un'azienda metalmeccanica e dagli enti locali più
rappresentativi, quali sono il Comune di Pontedera e la Provincia di Pisa.
Era una sfida importante: un'azienda che produce veicoli di mobilità leggera
si interfaccia con alcuni dei propri stakeholder per intercettare le
aspettative di una società economica e civile nata e cresciuta attorno alle
mura della fabbrica. E' una sfida di fronte alla quale sono cresciute
intense attività, sempre state coerenti con l'obiettivo di approfondire il
rapporto impresa e cultura, impresa e territorio. La strategia è stata
quella di porre la Fondazione quale punto di riferimento nel dibattito
locale e nazionale su alcune tematiche attuali, come l'innovazione
tecnologica, il design, l'economia, le relazioni internazionali, l'etica
d'impresa, la formazione , il ruolo e la funzione degli archivi d'impresa.
L'impegno è stato costante anche nella promozione di mostre d'arte, quasi
sempre promosse di concerto con il Comune di Pontedera e la Provincia di
Pisa. Arturo Carmassi, Pietro Cascella, Cordelia Von de Steinen, Enrico Bay,
Vangi, Yasuda, De Chirico, Mino Trafeli, Nado Canuti, Andrea Gabbriellini e
molti altri autorevolissimi artisti italiani e stranieri hanno esposto nelle
sale del Museo, intervallate con eventi culturali organizzati attorno a temi
precisi e suggestivi, come la rassegna "Arte e lavoro" organizzata per
celebrare il sessantesimo anniversario della nascita di Vespa o come la
mostra sul "Caravaggismo in Toscana". E' proprio nel quindicesimo anno
dall'inizio della sua attività, che la Fondazione Piaggio accoglie la
proposta di Giuseppe Diomelli e sceglie di ospitare la mostra d'arte Una
storia (contro) nelle sale del Museo Piaggio, negli antichi locali dell' ex
attrezzeria dell'azienda, dove i segni del lavoro dell'uomo resistono al
passare degli anni e della storia. Giorgio Dal Canto, è noto artista
pontederese, riconosciuto dalla critica per il suo grande talento e
conosciuto dai più per le sue vignette satiriche sui periodici e gli
almanacchi locali. Dal Canto, con ironia straordinaria, si fa sensibile
interprete della società contemporanea, con tutte le sue complessità e dove
i valori profondi della vita paiono essersi dispersi. Le sue
rappresentazioni sono messaggi che ci portano obbligatoriamente a riflettere
sulle contraddizioni della vita e della natura umana in un mondo dominato
dalla bramosia di potere, un potere spesso corrotto, ma da perseguire a
tutti i costi anche se questo significa vestirsi con la maschera della
malignità e ottenere il male in maniera opposta a quelle che dovrebbero
essere le naturali vocazioni dell'uomo: coscienza e senso dell'umanità.
I temi affrontati da un artista poliedrico, vero e sincero, sono tutti temi
di grande attualità e Dal Canto li propone sempre con un'ironia che fa velo
a profonda preoccupazione e malinconia. L'autore rende anche omaggio alla
Vespa, nella tela "La gente allunga il collo", dove viene ricreata
un'atmosfera problematizzata per le vicende della Piaggio in una situazione
economica che negli anni passati è spesso stata difficile: la gente allunga
il collo, che è come dire "tirare la cinghia". Ma non spetta a me parlare
dell'artista dal punto di vista dei contenuti della sua straordinaria e
suggestiva poetica: sta a me puntualizzare come la Fondazione Piaggio si sia
incrociata con un uomo d'impresa, Giuseppe Diomelli, e con un artista locale
nell'unico obiettivo di perseguire le linee guida della Fondazione stessa,
vale a dire dare maggiore sostanza alla funzione di promozione culturale del
territorio.
Con Dal Canto proseguono le iniziative dell'anno di celebrazioni
dell'anniversario della nostra Fondazione; il primo evento è stato la mostra
organizzata dalla Fondazione stessa "Vespa nell'arte" e la giornata di
conclusione al corso di formazione sulla moda e sul design. Si è trattato di
un momento di sintesi per un percorso durato tre mesi, che ha coinvolto
settecentocinque studenti delle scuole provenienti da diverse regioni
italiane in un corso di formazione sul design. E' stata l'iniziativa in cui
Archivio storico Piaggio e Museo sono divenuti affollatissimi laboratori
aperti di studio e di applicazione e dove il personale della Fondazione ha
dato prova di grande professionalità. Oggi, con Dal Canto, una nuova pagina
viene scritta nel grande libro delle attività della Fondazione, ma resta il
segno della continuità.
Tommaso Fanfani
Nella serie di immagini esposte al Museo Piaggio "Giovanni Alberto Agnelli",
Giorgio Dal Canto, conosciuto al vasto pubblico con lo pseudonimo Babb, non
rappresenta persone umane differenziate. Come nell'arte sacra non si
raffiguravano individui, ciascuno con il proprio problema, ma attraverso le
figure umane e i loro simboli (aureola, strumenti di martirio), si
esponevano idee, così qui si sostiene una tesi sociale e si colpisce
l'intera umanità evidenziandone l'estremo appiattimento intellettuale ed i
nuovi simboli, uno fra tutti il cellulare.
La denuncia, condotta da Babb in modo ludico, ma acutamente satirica, ha
identifi cato nel tema della menzogna il motivo su cui incentrare la sua
polemica. E dobbiamo dire che è stato davvero magistrale Dal Canto ad
assurgere nella sua pittura il lungo e sottile naso di Pinocchio a simbolo
universale dell'inganno, condizione in cui versano gli uomini "semplici" che
si sono lasciati ingannare dal flusso continuo di informazioni fornite da
televisioni, giornali, siti web, pubblicità. Come evidenziò, alla fi ne
degli anni Cinquanta, lo scrittore americano Vance Packard, nel volume I
persuasori occulti, molti canali di informazione sono strumenti di
propaganda al servizio di industrie e lobbies economiche/politiche che
attraverso un'alleanza tra pubblicità ed analisi, minacciano subdolamente la
libertà d'opinione. L'uomo burattino dunque, l'uomo meccanicizzato, l'uomo
senza anima che atrocemente viene triturato al pari di un qualsiasi rifi uto
organico e che fluttua lieve nell'aria perché tanto il peso della coscienza
(dieci grammi) che lo terrebbe ancorato sulla terra, non c'è. Dal Canto non
è Otto Dix che illustra la decadenza della società borghese con realismo
deformante o George Grosz ancor più ferocemente aggressivo; egli segue
invece un'inclinazione al racconto fiabesco, ove la vita è raccontata in
modo fantastico; ma da questo modo di narrare nasce la satira, la denuncia.
Così Babb diviene una sorta di analista poetico dei movimenti degli uomini
che non hanno dubbi, mentre secondo l'aforisma di Norberto Bobbio, il
compito di ogni uomo di cultura è quello di seminare dei dubbi non già di
raccogliere certezze.
Con la speranza che l'opera di Babb, questo ironico, critico surrealista
naïf, possa contribuire a scuotere e alleviare le nostre coscienze.
Paolo Marconcini
Sindaco del Comune di Pontedera